Dove non diversamente indicato, gli articoli, le immagini e i video sono di Giovanni Schinaia, autore di questo blog.
Ogni contributo (articoli, testimonianze, recensioni, avvisi, immagini, video) sui temi inerenti questo blog, giungerà molto gradito. La condivisione di immagini in questo blog ha solo scopo promozionale e divulgativo, e non commerciale; non intende essere in alcun modo una forma di concorrenza sleale nei confronti di Fotografi professionisti. Per questo motivo le immagini sono proposte in formato ridotto (lato orizzontale 400-800 px) e con filigrana.
Chiunque volesse, può far riferimento al seguente indirizzo email:

domenica 13 settembre 2015

Misericordiosi come il Padre: il pellegrinaggio della Diocesi di Taranto



Omelia di S.E. Mons. Filippo Santoro


fonte: sito ufficiale dell'Arcidiocesi di Taranto
Le immagini del pellegrinaggio sono della nostra amica Federica Carbotti



Care sorelle cari fratelli,
vi ringrazio per aver accolto ancora una volta il mio invito ad 'uscire' dalle singole nostre realtà ecclesiali diocesane per ritrovarci fisicamente come un unico popolo pellegrino con Gesù, all'incontro del Padre Misericordioso.
Come avete ascoltato dal Vangelo di oggi, vi è un momento nella vita degli apostoli in cui essi sono chiamati a dare conto della propria fede personale nel Signore. Il brano che abbiamo ascoltato ha due tipi di domanda: la gente chi dice che sia Gesù e tu chi dici sia Gesù. Nel corso della storia si è affermata quasi una stima universale verso quest'uomo: un grande
maestro, un grande filantropo,  un pacifista, un rivoluzionario, un visionario. È sicuramente il personaggio del quale si è scritto di più nell'incedere dei secoli. Come anche non sono mancati giudizi temerari e denigranti sia contemporanei al Gesù storico, come quello di bestemmiatore, sobillatore, pazzo, oppure nel corso della storia non è mancato chi ha addirittura negato l'esistenza del figlio del carpentiere. Credo che tutti i tentativi 'mondani' di definire Gesù, anche i più lusinghieri, nascondano la sottile insidia di voler relegare alla sola umanità la sua statura.
Ma i discepoli cosa dicono di lui? 'E voi chi dite che io sia?'.
Lo avevano incontrato sentendo Giovanni Battista che con spirito profetico conclamava: 'Ecco colui che toglie i peccati del mondo'. E due lo hanno seguito: 'Maestro dove abiti?...Venite e Vedete'. Rimangono con lui tutto il giorno e poi Filippo, Bartolomeo, Simone, Taddeo' cominciano a stare con lui.
Storie come la nostra, incontri semplici e sconvolgenti; sboccia un'amicizia. Scoprono una forza, un'intelligenza, una bontà. 'Donna non piangere' dice alla vedova di Naim e poi al paralitico dice 'ti sono rimessi i tuoi peccati'. E loro si
interrogavano: 'Chi è costui?'.
Sino a quando è Lui che dice : 'E voi chi dite che io sia?'.
Pietro risponde con impeto e ripete una frase che forse gli ha sentito dire 'Tu sei il Cristo'.
La domanda che Cristo fa agli apostoli è la domanda della nostra vita. Tutta la nostra vita come valore, dipende dalla risposta a questa domanda: se egli sia esistito come un qualsiasi uomo o se egli sia davvero per me il Figlio di Dio.
La folla seguiva Gesù con interesse e curiosità, restava colpita perché la sua parola era vera e portava con se la propria evidenza. Lo ascoltavano volentieri, ma senza impegnare il fondo del proprio animo, senza avere un coinvolgimento vitale.
I discepoli che lo seguivano rimanevano stupiti, ma persino loro, dopo l'annuncio della passione e resurrezione, restano perplessi. Pietro, sconcertato, prende in disparte Gesù e lo rimprovera perché non concepiva il fatto che il suo maestro potesse  essere condannato
soffrire e morire. Ma Gesù, a sua volta lo rimprovera davanti ai discepoli e gli dice: 'Và dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini'. Gesù corregge l'idea che ha Pietro di un messia trionfatore e politico e lo invita a seguirlo: 'Và dietro a me', seguimi e non seguire il mondo. non mettere davanti i tuoi piani su di me, quello che tu pensi. Vieni con me. Seguimi, seguendo il piano di Dio fino alla croce e alla risurrezione. Anche per noi il punto di riferimento non sono le nostre idee religiose, ma
un fatto: Lui ed il disegno di un altro, del Padre.
Anche noi siamo venuti qui in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo per un gesto penitenziale, per seguire Gesù, per una vera e sincera conversione. Spesso infatti diciamo di seguire Gesù, ma seguiamo noi stessi ed i nostri progetti e Gesù nella nostra vita è lasciato da parte e noi mettiamo al centro noi stessi. Papa Francesco ci dice di essere decentrati, perché il centro è Gesù. Il cambiamento non è dato dai miei progetti, dallo sforzo della mia volontà o dalla
mia coerenza; è dato da qualcosa che non sono io e che c'è già. E' dato da Cristo risorto perché Dio ha dato in mano a Lui tutta la storia. 'Gesù è il Signore!'; lui è il volto del Padre qui tra noi, è la misericordia del Padre.
Il Signore  ci riprende e ci dice chiaro: 'Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua' e dà una regola d'oro: : 'Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà'. Allora carissimi fratelli e sorelle venuti qui in pellegrinaggio dalla Madonna delle Grazie e da San Pio: 'vogliamo seguire noi stessi o Gesù?' Il Signore ha bisogno della nostra risposta; ha voluto aver bisogno della nostra risposta. Chi ci salva è LUI? chi ci perdona è Lui. La sua risurrezione vince il tempo e la storia; vince la mia vita. La sua misericordia dura in eterno, non viene mai meno. Il cambiamento della nostra vita è possibile a partire dal riconoscimento di Cristo come il vincitore della storia. E questa è la fede, che è innanzitutto dono di Dio. Ma senza il nostro sì non c'è la fede. La fede è il mio riconoscimento di Cristo risorto ora come  al mattino di Pasqua quando la Maddalena e gli Apostoli lo hanno visto! La fede è il mio cuore , la
mia vita che si apre ora al Signore risorto e lo accoglie. Nel mondo e anche nella Chiesa si tende a ridurre il cristianesimo ad una serie di buone azioni, ignorando il fatto della resurrezione di Gesù che è il fondamento della misericordia. Senza resurrezione non c'è misericordia. La degradazione dell'umanità è la dimenticanza della resurrezione e della misericordia. Signore noi abbiamo bisogno di te, ma Tu hai infinito bisogno di noi; ci cerchi, ci perdoni e ci abbracci sempre.
1. Oggi è Pietro, che per il magistero di papa Francesco ci chiede di allargare gli stipiti e alzare i frontali della Chiesa perché la Misericordia di Dio possa correre come nel racconto della parabola del Padre misericordioso, incontro ad ogni uomo che vuole ritornare a Lui.
Il termine misericordia conserva una ricchezza di significati che fioriscono man mano in tutta la Scrittura, per descrivere l'amore gratuito e paterno di Dio. La misericordia è l'atteggiamento tipico di Dio, che non comporta solo il perdono, ma anche la conoscenza della sua bontà, tenerezza, fedeltà, costanza nella bontà e nell'amore. In alcuni casi misericordia di Dio si può tradurre con la gentilezza di Dio.
Nel Nuovo Testamento Gesù ci mostra il volto stesso del Padre e la misericordia sia per descrizione diretta nelle parabole che la raccontano attraverso la sua reale
attuazione (figliol prodigo, pecorella smarrita, dracma ritrovata, buon samaritano etc.) o mediante gli aspetti negativi come nella parabola del servo spietato. Sempre Gesù lascia trasparire  la sua benedizione: Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.
È nella parabola della misericordia per eccellenza, quella del Figliol Prodigo, che scopriamo l'identikit di Dio. Nell'enciclica Dives in Misericordia di Giovanni Paolo II, documento un po' dimenticato, che per questo Giubileo è opportuno riprendere in mano così viene
descritto il Padre:
«Il padre del figliol prodigo è fedele alla sua paternità, fedele a quell'amore che da sempre elargiva al proprio figlio. Tale fedeltà si esprime nella parabola non soltanto con la prontezza immediata nell'accoglierlo in casa, quando ritorna dopo aver sperperato il patrimonio: essa si esprime ancor più pienamente con quella gioia, con quella festosità cosi generosa nei confronti del dissipatore dopo il ritorno, che è tale da suscitare l'opposizione e l'invidia del fratello maggiore, il quale non si era mai allontanato dal padre e non ne aveva abbandonato la casa». (Dives in misericordia 6)
Sono convinto che questo Giubileo, anche più di altri anni santi, sia per i sacerdoti l'occasione propizia per riscoprire la grandezza del proprio ministero proprio in chiave della propria sacramentale paternità spirituale. Non ci può essere Anno della Misericordia senza bravi confessori, che siano pronti ad ascoltare e gioiscano nel curare le ferite e nel fasciare le piaghe dei cuori spezzati. La Porta santa del Giubileo in realtà è il confessionale, esperienza sacramentale da riscoprire quando non proprio da scoprire, come luogo di gioia, di una nuova partenza, di una nuova vita. È dalla gioia essenziale del confessionale
che riprende splendente la propria veste battesimale, e mi auguro che sia dedicato maggior tempo alle confessioni, non importa se a discapito di altre attività pastorali.
La misericordia si viva in mezzo a noi attraverso l'accoglienza dei fratelli bisognosi e per le esperienze di solidarietà, non abbiamo bisogno di interpellare la fantasia per individuare il da farsi sui fronti della carità. Quotidianamente abbiamo sotto i nostri occhi le tante emergenze-sfide dei nostri giorni, prima fra tutte quella dei profughi.
Penso abbiate appreso la volontà di destinare il monastero di Gesù Sacerdote delle Carmelitane di Poggio Galeso all'accoglienza dei migranti. Riflettevo in questi giorni, appreso il desiderio entusiasta di donare il complesso da parte delle monache, che purtroppo lasciano Taranto, di come il loro cuore nascosto al mondo sia stato fecondo per la Chiesa fino a dare questo meraviglioso frutto di carità. Così come dobbiamo continuare ad impegnarci per la costruzione della Casa dell'Accoglienza di palazzo Santacroce in Taranto Vecchia per i senza tetto, soprattutto italiani. I nostri figli guardando queste opere dovranno riconoscere in esse il periodo della Chiesa in uscita!
L'esperienza della misericordia ci guarisca, apra i nostri occhi, come
dice la liturgia, alle necessità di tante famiglie, e sia un balsamo di fiducia anche per la nostra città che ne ha bisogno, così come tutta la nostra terra ionica. Vogliamo guarire da terribili ferite.
Anche qui voglio esprimere il mio dolore e il mio cordoglio e vi invito a pregare per Arcangelo De Marco e per la sua famiglia, il bracciante originario di San Giorgio Jonico, ricoverato in coma da oltre un mese nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Carlo di
Potenza.
La sua morte si aggiunge a quella avvenuta il 13 di luglio di Paola Clemente, anch'essa bracciante e cittadina di San Giorgio, entrambi morti lontano da casa per cause e responsabilità che invochiamo siano rese chiare al più presto. Non dimentichiamo, anche i lavoratori migranti anch'essi vittime del lavoro nero in questa tragica estate.
La nostra terra paga ancora una volta un triste tributo al lavoro che non rispetta la dignità e la sicurezza. Nelle campagne, nelle fabbriche, ovunque, non accada più che
un padre, una madre, un figlio, uscito al mattino per guadagnarsi da vivere non faccia più ritorno.
Per loro oggi è la mia e la vostra preghiera, mentre il mio monito va a coloro i quali hanno la responsabilità di adoperarsi perché simili drammatici avvenimenti non abbiano a ripetersi, perché si vada oltre le dichiarazioni d'intento di circostanza e si agisca con fermezza stroncando il fenomeno, noto da anni, del caporalato.
Al tema centrale della Misericordia sono connessi altri due punti fondamentali per il cammino di quest'anno la Famiglia e la Custodia del creato.
2. La famiglia ' cito il Pontificio Consiglio - è tenuta come in un ideale abbraccio, tra il Sinodo straordinario dell'ottobre 2014 e il Sinodo generale del 2015. Un percorso originale che vede coinvolte e interpellate tutte le componenti ecclesiali e non solo. Nella scelta della famiglia, con le sue sfide inedite e le grandi risorse, la Chiesa respira a pieni polmoni, per se stessa e per tutta l'umanità.
Invito la comunità ecclesiale tarantina ad annunciare  senza timidezza e confusione. Il vangelo sulla famiglia: è la buona novella dell'amore divino che va proclamata a quanti vivono questa fondamentale esperienza umana personale, di coppia e di comunione aperta al dono dei figli, che è la comunità familiare. Il magistero della Chiesa sul matrimonio va presentato e offerto in modo comunicativo ed
efficace, perché raggiunga i cuori e li trasformi secondo la volontà di Dio manifestata in Cristo Gesù.
Tutte le espressioni di misericordia e di comprensione per le situazioni difficili e problematiche, nessuna delle quali è forestiera nel cuore di Dio e della Chiesa, guardano in direzione dello splendere della bellezza del vincolo coniugale, elevato da Gesù stesso alla dignità di sacramento e non ad un indebolimento del valore autentico della famiglia. La famiglia è il nostro tesoro, il luogo privilegiato dell'incontro con Dio, la piccola chiesa domestica.
In un mondo complesso come il nostro non dobbiamo temere di annunciare la bellezza della famiglia e aprire per essa spazi di confronto e di dialogo, che accolga sfide e le differenze, senza fare capolino a teorie paradossali come se la cosiddetta teoria del gender ' che come afferma il papa ' può essere espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa.
In quest'anno invito le comunità parrocchiali a riscoprire la famiglia soprattutto attraverso l'approfondimento dei documenti della Chiesa che hanno una ricchezza sconfinata e possono illuminare soprattutto i giovani nel loro discernimento allontanandoli da ingenerosi luoghi comuni che dominano nella nostra cultura.
3. Ultimo punto a noi molto caro, per ragioni palesi che qui non ripeto, è la Custodia del creato.
La parola 'custodia' già di per sé racchiude un'infinità di istanze legate al nostro essere cristiani. Il
papa, proprio nella sua omelia di inizio pontificato, parlando di San Giuseppe, custode di Maria e di Gesù così ha affermato:
La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E' il custodire l'intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d'Assisi: è l'avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo. E' il custodire la gente, l'aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E' l'aver cura l'uno dell'altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E' il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell'uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! (Omelia nella Santa Messa di Inizio Pontificato di Papa Francesco, 19 marzo 2013).
Nell'enciclica Laudato Si' il papa non ha lesinato indicazioni circa un'ecologia ambientale, economica, sociale, culturale, ecologia della vita quotidiana, fino ad arrivare ad un concetto cardine che è quello di ecologia integrale
'Il mondo ' si legge nell'enciclica - è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode' (n. 12).
È vero che la sfida ambientale tarantina è emblematica a livello mondiale, ma se vogliamo costruire
una coscienza ecologica dobbiamo imparare come chiesa a comprendere sempre meglio quello che accade intorno a noi, nelle comunità l'enciclica deve essere tema di studio. L'amore del creato si impara dalle piccole cose, si parte dal rispetto per l'ambiente in cui viviamo: custodiamo il territorio delle parrocchie, della città e dei nostri bei paesi, custodiamo la casa comune!
Per questo consiglio specialmente ai gruppi giovanili, ai ragazzi del catechismo, a prendere in adozione uno spazio verde cittadino, una fontana, un luogo, un monumento. Non pensiate sia lontano dalle nostre competenze mettere in programma la pulizia di una spiaggia o il  mettersi a disposizione per una corretta informazione per la raccolta differenziata. Non potremo che ricavarne un bene per tutti. I social network possono aiutarci e mettere in rete queste esperienze di amore per il territorio e di testimonianza semplice, autentica e fattiva.  La difesa dell'ambiente, o meglio , la Custodia del creato è un punto essenziale dell'annuncio della redenzione. Dice San Paolo. 'La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; ... infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto' (Rom 8,19); e costituisce la nuova frontiera per l'evangelizzazione. Per questo è un punto essenziale del nostro programma pastorale di quest'anno.
Le indicazioni per quest'anno pastorale ce le suggerisce il Papa ed il vostro vescovo le riprende; sono  tre, essenziali e particolarmente impegnative: Misericordia, Famiglia, Custodia del creato. Il filo che le unisce è l'abbraccio della Misericordia e costituiranno il punto di riferimento di tutte le iniziative pastorali e sociali. Non ve ne venite con altre processioni, santi e reliquie. Al centro delle nostre attenzioni ci siano il Crocifisso, la Madonna della Salute e i poveri.
Non mancheranno sicuramente le esperienze missionarie come quella che abbiamo gustato insieme nell'ultima estate, dove i giovani, la cui maggior parte sono qui presenti e che voglio ringraziare insieme con voi, hanno accolto il mio invito ad andare sulle spiagge. È stata un'esperienza straordinaria di testimonianza gioiosa, che non può essere episodica ma che dobbiamo continuare, per contagiare il mondo con la presenza di Gesù.
Insieme coi giovani guardiamo a Cracovia 2016 per la Giornata Mondiale della Gioventù, non c'è cosa più esaltante di una fede giovane e noi a Taranto siamo benedetti da Dio per la presenza e l'impegno di tanti ragazzi!
L'anno del Giubileo sarà caratterizzato da appuntamenti diocesani e vicariali curati da un comitato straordinario. Seguiremo la linea di semplicità ed essenzialità che il papa ha chiesto, senza strafare, punteremo al cuore dell'annuncio della misericordia tenendo presenti le opere di misericordia corporali e spirituali che trovate nel ricordino del nostro pellegrinaggio.
Eccoci quindi pronti per vivere un altro anno pastorale, e lo facciamo ancora  una volta da qui, sulla tomba di san Pio, un santo straordinario che con il ministero della preghiera e del confessionale ha fatto tremare l'inferno. Padre Pio, è stato espressione vivente del confessionale quale luogo di misericordia e di verità. Alla dolcezza del padre misericordioso egli ha coniugato, facendo sì che la fila dei penitenti non si accorciasse mai, l'integrità del Vangelo e l'urgenza di attuarlo. Ha saputo comunicare la tenerezza di Dio, pur non annacquando mai il messaggio di Cristo. Mistico della croce, egli ci fa innamorare appassionatamente della stessa missione del Signore: dare la vita per i propri amici.
Il Santo cappuccino benedica tutti soprattutto noi sacerdoti, perché possiamo essere ministri di speranza e di misericordia.
Chiediamo a Maria, Madonna della Salute, molto cara al cuore dei tarantini e di tutta la nostra diocesi, di darci la sua benedizione.
Nessuno ha sperimentato, al pari della Madre del Crocifisso, il mistero della croce, lo sconvolgente incontro della trascendente giustizia divina con l'amore: quel «bacio» dato dalla misericordia alla giustizia. Nessuno al pari di lei, Maria, ha accolto col cuore quel mistero: quella dimensione veramente divina della redenzione che ebbe attuazione sul Calvario mediante la morte del Figlio, insieme al sacrificio del suo cuore di madre, insieme al suo definitivo «fiat».(Dives in Misericordia 9)
Il mio augurio è quello di  scoprire la gioia di Dio per il nostro ritorno, per il ritorno di tanti fratelli. Sentiamo il bisogno dell'abbraccio del Padre; ma il Padre sente molto di più la mancanza di ciascuno di noi.  Come il figliol prodigo mancava al padre così noi manchiamo al nostro Dio. Ed il nostro ritorno è una gioia immensa per lui e per noi.
Con la gioia desidero terminare perché questa è la caratteristica del nostro pellegrinaggio qui a San Pio, accogliendo la misericordia del Padre per ciascuno di noi che è per sempre, di generazione in generazione.
La Madonna della Salute, San Cataldo, San Francesco De Geronimo e Sant'Egidio Maria nostri patroni, ci sostengano nel nostro cammino.
Un buon inizio a tutti!

+ Filippo Santoro
Arcivescovo

AGESCI TA 5 - Parrocchia del Carmine, Taranto

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono soggetti a moderazione.
I commenti anonimi saranno cestinati.