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lunedì 6 luglio 2015

Beato Nunzio: presto santo per un miracolo a Taranto?

Il tribunale diocesano, presieduto da don Filippo Urso, valuterà un presunto prodigioso intervento per un ammalato grave ricoverato al “SS.Annunziata”. L'11 luglio gli atti a Roma


Angelo Diofano
Nuovo Dialogo 3/7/2015


Un presunto miracolo accaduto a Taranto per la canonizzazione del Beato Nunzio Sulprizio. Il 19 giugno 2015 è stato istruito in diocesi un processo canonico sul supposto fatto miracoloso attribuito al Beato Nunzio, la cui canonizzazione è attesa da migliaia di devoti sparsi in Italia e nel mondo, come risulta dalle tante richieste di preghiere e di reliquie. Il caso è all'esame del tribunale diocesano costituito dall'arcivescovo in cui giudice delegato è don Filippo Urso (che dal 2013 si è interessato al caso grazie alla sua esperienza di consultore pontificio alla Congregazione dei santi) e così composto: promotore di giustizia monsignor Giuseppe Ancora, notaio dott.ssa Rosanna Maggio, perito medico dott. Marcello Sciaraffia. Il processo si concluderà l’11 luglio e gli atti saranno sigillati solennemente e inviati alla Congregazione dei santi per essere studiati da due periti medici indicati dal dicastero.


Ecco i fatti in questione. Il giovane P. B. di Taranto mentre guidava la sua moto a velocità non moderata ebbe un incidente gravissimo, riportando un grave trauma cranico e stato di coma, secondo la diagnosi dei sanitari del “SS.Annunziata”. In breve il quadro neurologico registrò il passaggio da uno stato di corna profondo ad uno vegetativo post-traumatico. Informati dell’accaduto, i familiari disperati accorsero in ospedale con la consapevolezza della gravità della situazione e invocarono l’intercessione del Beato Nunzio Sulprizio, la cui immagine era nel portafoglio del giovane. La mamma allora contattò la parrocchia di San Domenico Soriano a Napoli, dove sono custoditi i resti mortali del Beato ed il parroco monsignor Luigi De Malo (poi deceduto) assicurò che la comunità ne avrebbe chiesto l’intercessione, essendo quel giorno dedicato proprio al Nunzio Sulprizio, e avrebbe inviato una reliquia. Quest'ultima fu poi posta dalla madre in sala di rianimazione per chiedere la grazia della guarigione. Il papà bagnò poi la fronte del ragazzo con l’acqua del Beato. Nei giorni successivi i genitori furono chiamati d’urgenza dai sanitari ed avvertiti che il figlio non aveva più bisogno della rianimazione e che bisognava firmare i moduli per liberarlo da tutte le apparecchiature che fino ad allora lo avevano tenuto in vita. All’atto delle dimissioni dalla struttura ospedaliera il giovane presentava un generale e significativo miglioramento degli ambiti interessati ed una buona acquisizione del proprio status. Inviato per le successive cure al Centro Risveglio “S. Anna” di Crotone, nel giro di 4 mesi egli uscì dallo stato vegetativo con un recupero rapido e stabile nel tempo, delle funzioni neurologiche e mentali senza riportare esiti invalidanti, come anche risulta dalla documentazione clinica.

Nunzio Sulprizio nacque a Pescosansonesco (Pescara) il 13 aprile 1817. Rimasto senza genitori, abitò dalla nonna materna da cui imparò a "fare sempre la santa volontà di Dio". A nove anni, morta anche quest'ultima, lavorò nella bottega di fabbro dello zio, che lo maltrattava di frequente. Un giorno Nunzio, ammalatosi, si ritrovò zoppicante tanto da ricorrere alle stampelle; avendo poco da mangiare, dovette mendicare. Scacciato dalle donne quando si recava alla fonte, per trovare refrigerio il ragazzo si trascinava ai pozzetti della parete rocciosa di Riparossa ove confidava le pene alla Madonna. Lo zio costringeva il ragazzo a premere sul pedale del mantice col piede malato mentre gli apprendisti facevano cadere scintille sulla ferita. Informatone, il ragazzo fu chiamato a Napoli dal fratello del padre, caporale nelle guardie del re. Fu presentato al colonnello Wochinger, che ne ebbe compassione e ne ammirò la santità. Lo fece ricoverare nell'Ospedale degli Incurabili dove Nunzio si accattivò la benevolenza di tutti per la dolcezza e le premure verso i malati. Tornato a Napoli, volle diventare sacerdote ma nessun istituto lo accettò. Al suo apparire nei vicoli i ragazzi gli facevano festa gridando "Ecco 'o cioncariello sante!" (ecco lo zoppetto santo). Un giorno la gamba andò in cancrena e i medici volevano amputarla: "I medici facciano di me tutto quello che vogliono... la santa volontà di Dio!" - disse Nunzio. Non fu più necessario perché sopraggiunse la morte. Col volto luminoso, chiese i sacramenti. Stringendo le mani al colonnello in lacrime, fissò lo sguardo sul quadro della Madonna delle Grazie dicendo: "La Madonna, la Madonna! Quant'è bella... quant'è bella!". Spirò a 19 anni: era il 5 maggio 1836.

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